Qualche immagine da Instagram

Qualche immagine dalla mia pagina Instagram, l'applicazione che rende tutti fotografi. Questi scatti non hanno la pretesa di essere considerati fotografia ma si inseriscono nello stesso percorso d'ispirazione che probabilmente trova maggiore compiutezza nella mia musica o in quello che scrivo.











GG ALLIN: un ricordo a 21 anni dalla morte

GG Allin è stato uno dei più esagerati performer che mai siano apparsi sulla scena del rock.
Nessuno è riuscito ad eguagliarlo per efferatezza di gesta. Marylin Manson al suo confronto è un personaggio da cartoni animati. Una vera  e propria bestia sul palco come nella vita, Allin è morto il 28 giugno 1993 a causa di un'overdose da eroina, poche ore dopo aver suonato il suo ultimo concerto a New York. Aveva 36 anni.





Titolare di una discografia sterminata, caotica e spesso registrata malissimo, il suo stile è sempre stato fedele ad un punk rozzo e violento, sulla falsariga dei Dead Boys, ma più "sporco e cattivo". Nella sua carriera ha collaborato con una miriade di artisti bene o male tutti gravitanti nei circuiti off del punk statunitense, come gli Antiseen, ma vantando anche prestigiosi cameo da parte di musicisti quali Dee Dee Ramone (Ramones) e J Mascis (Dinosaur jr). I suoi testi sono caratterizzati da temi quali stupro, perversioni sessuali, inni alla distruzione della società e a violenze di ogni tipo. La sua ribellione non aveva niente di programmatico ma era una mera esaltazione degli istinti umani più bassi. Il titolo di una delle sue canzoni più celebri (Drink, Fight and Fuck) contiene anche l'essenza della sua filosofia,  ovvero: bere, fare a botte e scopare. Niente messaggi, niente politica: solo una ferocia animalesca e autodistruttiva.
Eppure il fascino di questo "fenomeno" è innegabile. Come non amare un simile concentrato di idiozia e comicità involontaria? Se non fosse morto sono convinto che adesso sarebbe ricco. Nessuno ha mai osato quanto lui: i sui "marchi di fabbrica" erano la defecazione sul palco, gli atti di autolesionismo e le risse con il pubblico, a cui si dedicava ogni volta che poteva e che gli hanno causato una lunga lista di arresti, pare oltre i 50. Per chi conosce l'inglese potete leggere una colorita ricostruzione della sua "prima volta" qui: http://www.meanwhilebackinpeoria.com/blog/2013/1/19/shit-happened-gg-allins-notorious-1985-vfw-show-in-creve-couer-by-bob-gordon

Il mito di GG Allin continua ancora oggi e la sua leggenda è più forte che mai. 
Una volta, anni fa,  avevo in mente di dedicare un sito web ai gruppi e agli artisti decisamente eccessivi, un portale che avrei voluto chiamare "Gente di un certo livello"... Poi non ne ho fatto di niente ma di sicuro GG ne sarebbe stato un protagonista insieme ad altri pazzi come Whitehouse e Gerogerigegege. 
Lunga vita a GG Allin!





RIDE: Going Blank Again (1992, Creation Records)

Da oggi inizio a pubblicare un nuovo tipo di post (nuovo per questo blog, intendo). Si tratterà di "recensioni emotive" in cui parlerò dei dischi che amo in modo molto personale, pescando in un arco di tempo non prestabilito, ma cercando di mettere in luce la portata del loro impatto nel mio percorso di "formazione continua" in campo artistico. Il primo post è dedicato ad un mio grande amore dei primi anni '90, i Ride.


RIDE: Going Blank Again (1992, Creation Records)




1992: gruppo di punta della Creation Records di Alan McGee in quel periodo (insieme ai Primal Scream) e alfieri dello shoegaze, i Ride giungono alla prova del secondo album stemperando i furori noise del bellissimo debutto "Nowhere" (1990), in favore di composizioni più articolate ed eleganti. L'album è molto più "prodotto" rispetto al suo predecessore e la differenza si sente tutta. In pratica il noise è relegato solo alla coda dell'epica "Leave them all behind", pezzo di sicuro memorabile e altisonante dichiarazione di intenti, sparato subito all'inizio del disco in tutti i suoi gloriosi 8'16''. Il resto dell'album prosegue nei toni di una piacevole psichedelia virata pop che regala gioellini ancora oggi gustosissimi in cui si possono apprezzare gli intrecci chitarristici e vocali (con magnifiche armonizzazioni) del duo Andy Bell/Mark Gardener. Qua e là compaiono anche le tastiere, che fanno bella mostra ad esempio in "Chrome Waves", conferendo al brano una decisa nota wave molto evocativa. I Ride erano destinati al successo. Poi, nel 1994, la Creation mise sotto contratto gli Oasis e la storia proseguì non come avrebbero voluto i Ride, immagino. Significativo a questo riguardo il fatto che Andy Bell sia poi entrato negli Oasis come bassista (e, aggiungo io, sacrificando non poco il suo notevole talento di songwriter). 
Nel 1992 avevo 18 anni e questo disco (comprato a Londra, da Harrod's, in musicassetta) rappresentò per molti mesi "la" musica. Come chitarrista imparai subito i riff di "Leave them all behind" e quando ho iniziato a suonare anche il basso una tappa obbligata fu ripercorrere le note di quel glorioso giro. Dai Ride per primo ho imparato che gli accordi aperti (sulla chitarra) e la distorsione possono fare miracoli, permettendoti di suonare cose semplicissime ma di grande effetto. I Ride, con "Leave them all behind" in particolare, sono riusciti a suscitare in me quel perfetto insieme di sensazioni che (probabilmente da allora) ho sempre cercato di evocare in qualsiasi mia espressione artistica: nostalgia, sospensione, ineluttabilità, un senso di perdita inesorabile ma dai contorni dolci. Prima di loro avevo provato le stesse cose solo nei dischi degli amatissimi The Church. Non ho un nome per questa sensazione, forse dovrei chiamarla melanconia. Forse. 


Ride



Lirica in/familiare: poesie in mostra

Direttamente dalla homepage del Centro di Cultura Contemporanera di Palazzo Strozzi:




Giovedì 26 giugno, ore 21.00
CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze
Ingresso libero

EVENTO SPECIALE / Lirica in/familiare: poesie in mostra

Un gruppo di giovani poeti coordinati dalla poetessa Elisa Biagini sono i protagonisti di uno speciale percorso all’interno della mostra Questioni di famiglia (fino al 20 luglio, CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze). Ispirandosi alle opere della mostra, Beatrice Ciabini, Simona Cerri Spinelli, Hilde March, Valerio Orlandini e Davide Valecchi hanno scritto alcuni componimenti poetici che verranno letti all’interno di una speciale visita del percorso espositivo.
Soffermandosi di sala in sala, verranno letti i testi che creeranno originali e suggestivi nuovi punti di vista sulle opere della mostra.