Appena

Appena sopra il piano stradale, dove la strada finisce ed incontra il bosco erano rimaste grandi macchine gialle ad arrugginire. Qualcuno mi disse che anni fa producevano sughero, qui. Una grande quercia aveva un taglio grande e profondo nella corteccia: ho contato sette strati prima del legno. Siamo saliti su una macchina, la più piccola, tra la polvere e l'odore di olio solidificato. Sono riuscito ad accenderla ed è arrivata gente felice ed incredula quasi come se il suono di quel motore non udito da tempo significasse qualcosa per le loro vite. Non ricordo chi eri, questa volta, e c'era il sole.

Adesso

Adesso compari nei miei sogni e sei l'unica forma certa mentre tutto il resto non ha stabilità.
Neanche il giorno si separa dalla notte. Ti sei fermata per cambiarti le scarpe, ed è dove ti ho incontrato. La strada da fare era solo un viottolo nel bastione d'erba, le tue parole mi lasciavano come al solito sospeso o forse stavi in silenzio ed ero io che immaginavo conversazioni mai avvenute. L'edificio in cui siamo entrati era in ombra, una sala d'attesa si sarebbe detto. Qui io ero un vecchio supplice e tu logicamente immutata avevi nello sguardo un diniego dolce. Questo vuoto nel petto si allargava ed era meglio rimanere in silenzio seduto accanto a te piuttosto che rendersi ridicoli. La stanza era circolare, con vetri e alti soffitti. Nessuno ci chiamava.