The Self-Generating Self

Tratto dalle sessioni di registrazione del nuovo disco del progetto aal, ancora senza titolo. Questo brano è stato originariamente pensato per la sonorizzazione di un reading di poesia dedicato al libro della Genesi.

Ce ne vorrebbe di tempo


Ce ne vorrebbe di tempo
per tirare fuori i nomi
dal mucchio di oggetti da macero
cresciuto dietro la casa non finita.

Anche il periodo dell’anno
finisce per contare
con l’ora del giorno
la lunghezza delle ombre
i piani di esistenza
e i tappini di latta
dei succhi di frutta
ritrovati nell'erba.

Ma è il nome del riflesso
che cambia di continuo
e sotto tutto il resto
a ruota.

Nascosto tra le rune

La Tsunami Edizioni ristampa la monumentale biografia ufficiale dei Death In June scritta da Aldo Chimenti.

Aldo Chimenti
DEATH IN JUNE - NASCOSTO TRA LE RUNE
Gli Uragani 7 - 416+32 pagine - 15x21 - 25,00 Euro

Nonostante il taglio agiografico dell'intera operazione questo libro rappresenta una vera e propria porta d'ingresso nell'universo complicato e affascinante di Douglas Pearce alias Death In June. Agitatore culturale di rara intelligenza e musicista di una sensibilità non comune Douglas, dopo gli esordi punk nei Crisis, ha iniziato con Death In June la costruzione di una poetica di fedeltà alla propria ispirazione di una integrità granitica. Una costruzione che prosegue ancora oggi e che si è rinnovata ad ogni nuova uscita discografica, ad ogni nuova manifestazione di un talento che ha prodotto miriadi di epigoni e contribuito a fondare un'intera area musicale (il cosiddetto folk apocalittico con tutte le derive pre e post industrial del caso) che conta oggi migliaia di gruppi e decine di etichette.
Un libro che getta luce sulla genesi di ogni album penetrando in un complesso mare di rimandi culturali e iconografici che fanno di Death In June un'eperienza artistica totalizzante. L'aggettivo "controverso" che certa critica superficiale non manca mai di abbinare ad ogni apparizione dei Death In June non ha ragione di essere una volta che si siano capite le ragioni profonde (o buona parte di esse) che muovono Douglas Pearce.
Qualche appunto: la prosa di Aldo Chimenti si lancia talvolta in qualche barocchismo di troppo e davvero si fatica a credere che qualsiasi cosa Douglas abbia prodotto sia un capolavoro assoluto come questo libro sostiene a chiare lettere. Ma Nascosto tra le Rune è comunque un tesoro di informazioni che non può mancare a chi vuole approfondire la vita e l'opera di un artista che ha segnato profondamente l'immaginario visivo e sonoro occidentale degli ultimi 30 anni.

Potete leggere la recensione anche qui: anobii.

Isidore: Life Somewhere Else

Ci sono artisti che attraversano il tempo fedeli alla propria ispirazione, senza mai tradirla in nome di altro che non sia il rispetto della propria creatività, assecondando un'urgenza che sembra non conoscere pause e che si rinnova continuamente. Steve Kilbey è uno di questi artisti. Autore di migliaia di canzoni, poeta, scrittore, musicista di una classe e di una grazia non ordinaria, ormai prossimo ai 60 anni, ha ancora un fuoco dentro che sembra bruciare più di prima. E così capita che uno dei tanti progetti a lato della sua band principale (The Church), ovvero quegli Isidore di cui dopo l’esordio del 2004 sembravano essersi perse le tracce, produca un capolavoro assoluto. Per chi, come me, conosce quasi ogni incarnazione della storia musicale di Kilbey, “Life Somewhere Else” (Communicating Vessels, 2012, disponibile in cd e vinile) rappresenta una miracolosa summa di tutti quegli elementi che mi hanno fatto amare questo artista. E buona parte del merito va sicuramente all’altra metà degli Isidore ovvero quel Jeffrey Cain (degli americani Remy Zero) che sembra essere stato capace di condurre e incanalare l’ispirazione di Kilbey verso l’eccellenza, tagliando fuori il superfluo o quelle risacche di auto-indulgenza che non sempre il nostro in passato è stato capace di evitare, soprattutto nei lavori solisti. Se volessimo tentare un’analisi dei contenuti musicali potremmo dire che gli elementi che lo compongono hanno origine nella migliore new wave, nella migliore psichedelica, nel miglior indie-rock cui si aggiunge una leggera tinta elettronica. Ma tutto, mi preme sottolineare a scanso di equivoci, suona completamente contemporaneo. Paradossalmente “Life Somewhere Else” potrebbe essere considerato il disco perfetto dei Church, il disco mancante, ovvero il disco che la band, nonostante decine di lavori prossimi alla perfezione, non è mai stata in grado di produrre. Qui ogni dettaglio ha ricevuto una cura estrema. Tutto è eleganza, equilibrio, potenza evocativa, bellezza, emozione. Questo disco fa mancare il fiato.