Tratto dalle sessioni di registrazione del nuovo disco del progetto aal, ancora senza titolo. Questo brano è stato originariamente pensato per la sonorizzazione di un reading di poesia dedicato al libro della Genesi.
Ce ne vorrebbe di tempo
Ce ne vorrebbe di tempo
per tirare fuori i nomi
dal mucchio di oggetti da macero
cresciuto dietro la casa non finita.
Anche il periodo dell’anno
finisce per contare
con l’ora del giorno
la lunghezza delle ombre
i piani di esistenza
e i tappini di latta
dei succhi di frutta
ritrovati nell'erba.
Ma è il nome del riflesso
che cambia di continuo
e sotto tutto il resto
a ruota.
Nascosto tra le rune
La Tsunami Edizioni ristampa la monumentale biografia ufficiale dei Death In June scritta da Aldo Chimenti.
Nonostante il taglio agiografico dell'intera operazione questo libro rappresenta una vera e propria porta d'ingresso nell'universo complicato e affascinante di Douglas Pearce alias Death In June. Agitatore culturale di rara intelligenza e musicista di una sensibilità non comune Douglas, dopo gli esordi punk nei Crisis, ha iniziato con Death In June la costruzione di una poetica di fedeltà alla propria ispirazione di una integrità granitica. Una costruzione che prosegue ancora oggi e che si è rinnovata ad ogni nuova uscita discografica, ad ogni nuova manifestazione di un talento che ha prodotto miriadi di epigoni e contribuito a fondare un'intera area musicale (il cosiddetto folk apocalittico con tutte le derive pre e post industrial del caso) che conta oggi migliaia di gruppi e decine di etichette.
Un libro che getta luce sulla genesi di ogni album penetrando in un complesso mare di rimandi culturali e iconografici che fanno di Death In June un'eperienza artistica totalizzante. L'aggettivo "controverso" che certa critica superficiale non manca mai di abbinare ad ogni apparizione dei Death In June non ha ragione di essere una volta che si siano capite le ragioni profonde (o buona parte di esse) che muovono Douglas Pearce.
Qualche appunto: la prosa di Aldo Chimenti si lancia talvolta in qualche barocchismo di troppo e davvero si fatica a credere che qualsiasi cosa Douglas abbia prodotto sia un capolavoro assoluto come questo libro sostiene a chiare lettere. Ma Nascosto tra le Rune è comunque un tesoro di informazioni che non può mancare a chi vuole approfondire la vita e l'opera di un artista che ha segnato profondamente l'immaginario visivo e sonoro occidentale degli ultimi 30 anni.
Potete leggere la recensione anche qui: anobii.
Aldo Chimenti
DEATH IN JUNE - NASCOSTO TRA LE RUNE
Gli Uragani 7 - 416+32 pagine - 15x21 - 25,00 Euro
Nonostante il taglio agiografico dell'intera operazione questo libro rappresenta una vera e propria porta d'ingresso nell'universo complicato e affascinante di Douglas Pearce alias Death In June. Agitatore culturale di rara intelligenza e musicista di una sensibilità non comune Douglas, dopo gli esordi punk nei Crisis, ha iniziato con Death In June la costruzione di una poetica di fedeltà alla propria ispirazione di una integrità granitica. Una costruzione che prosegue ancora oggi e che si è rinnovata ad ogni nuova uscita discografica, ad ogni nuova manifestazione di un talento che ha prodotto miriadi di epigoni e contribuito a fondare un'intera area musicale (il cosiddetto folk apocalittico con tutte le derive pre e post industrial del caso) che conta oggi migliaia di gruppi e decine di etichette.
Un libro che getta luce sulla genesi di ogni album penetrando in un complesso mare di rimandi culturali e iconografici che fanno di Death In June un'eperienza artistica totalizzante. L'aggettivo "controverso" che certa critica superficiale non manca mai di abbinare ad ogni apparizione dei Death In June non ha ragione di essere una volta che si siano capite le ragioni profonde (o buona parte di esse) che muovono Douglas Pearce.
Qualche appunto: la prosa di Aldo Chimenti si lancia talvolta in qualche barocchismo di troppo e davvero si fatica a credere che qualsiasi cosa Douglas abbia prodotto sia un capolavoro assoluto come questo libro sostiene a chiare lettere. Ma Nascosto tra le Rune è comunque un tesoro di informazioni che non può mancare a chi vuole approfondire la vita e l'opera di un artista che ha segnato profondamente l'immaginario visivo e sonoro occidentale degli ultimi 30 anni.
Potete leggere la recensione anche qui: anobii.
Isidore: Life Somewhere Else
Ci sono artisti che attraversano il tempo fedeli alla propria ispirazione, senza mai tradirla in nome di altro che non sia il rispetto della propria creatività, assecondando un'urgenza che sembra non conoscere pause e che si rinnova continuamente. Steve Kilbey è uno di questi artisti. Autore di migliaia di canzoni, poeta, scrittore, musicista di una classe e di una grazia non ordinaria, ormai prossimo ai 60 anni, ha ancora un fuoco dentro che sembra bruciare più di prima. E così capita che uno dei tanti progetti a lato della sua band principale (The Church), ovvero quegli Isidore di cui dopo l’esordio del 2004 sembravano essersi perse le tracce, produca un capolavoro assoluto. Per chi, come me, conosce quasi ogni incarnazione della storia musicale di Kilbey, “Life Somewhere Else” (Communicating Vessels, 2012, disponibile in cd e vinile) rappresenta una miracolosa summa di tutti quegli elementi che mi hanno fatto amare questo artista. E buona parte del merito va sicuramente all’altra metà degli Isidore ovvero quel Jeffrey Cain (degli americani Remy Zero) che sembra essere stato capace di condurre e incanalare l’ispirazione di Kilbey verso l’eccellenza, tagliando fuori il superfluo o quelle risacche di auto-indulgenza che non sempre il nostro in passato è stato capace di evitare, soprattutto nei lavori solisti. Se volessimo tentare un’analisi dei contenuti musicali potremmo dire che gli elementi che lo compongono hanno origine nella migliore new wave, nella migliore psichedelica, nel miglior indie-rock cui si aggiunge una leggera tinta elettronica. Ma tutto, mi preme sottolineare a scanso di equivoci, suona completamente contemporaneo. Paradossalmente “Life Somewhere Else” potrebbe essere considerato il disco perfetto dei Church, il disco mancante, ovvero il disco che la band, nonostante decine di lavori prossimi alla perfezione, non è mai stata in grado di produrre. Qui ogni dettaglio ha ricevuto una cura estrema. Tutto è eleganza, equilibrio, potenza evocativa, bellezza, emozione. Questo disco fa mancare il fiato.
Cambiamenti
Dopo anni di post (sporadici, ne convengo) dedicati esclusivamente alla mia poesia questo blog cambierà. Accanto alla mia poesia ci sarà spazio per la poesia di altri, per la musica, per riflessioni su tematiche culturali e per tutto ciò che ancora deve trovare la propria strada.
Non ho più intenzione di seguirti
But I will not follow you to the sealine
(Steve Kilbey)
Non ho più intenzione di seguirti,
ora,
anche se non sei altro che la voce
di un primo sole bianco e remoto.
I percorsi attraverso le stagioni
non sono mai stati chiari o brevi
ma nel rumore di fondo
dove ti ho avvertito sempre
si apre un vuoto che non conoscevo.
[anche qui: http://fiabesca.blogspot.it/2012/06/sulle-orme-di-hansel-e-gretel-prima.html. Questa poesia è stata inclusa nel volume Di là dal bosco (Le Voci della Luna, Sasso Marconi, 2012). Maggiori informazioni qui: http://davidevalecchi.blogspot.it/2012/12/di-la-dal-bosco-il-libro-delle-fiabe.html]
Riporsi per la notte ha un altro peso
Riporsi per la notte ha un altro peso
dopo i giorni del bosco
se i nomi passati sotto silenzio
diventano parole conosciute.
Ricevuti i nostri passi i sentieri
saranno in vista come argine
al dissolversi dei luoghi
dove restare definiti.
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