Claudio Sorge, all'epoca (1992) direttore di Rumore, in uno dei primi numeri della rivista tracciava la storia del grindcore, facendone un parallelo con il punk e sottolineandone l'aspetto rivoluzionario e di rottura rispetto al panorama musicale "alternativo" dell'epoca. Così come il punk del 1977 aveva avuto nei Sex Pistols il proprio simbolo così il grindcore del 1987 identificava nei Napalm Death il gruppo capostipite, il punto di riferimento. Ovviamente il paragone continuava per giungere al vero cuore del discorso cioè mettere in relazione, a livello concettuale (ma anche musicale, per certi versi) l'esordio dei PIL con quello degli SCORN. Il momento della riflessione dopo la furia cieca e la devastazione. E se nei PIL il legame con i Sex Pistols si risolveva solo nella presenza carismatica dell'icona per eccellenza del "no future" cioè John Lydon, gli SCORN, per il loro esordio Vae Solis (1992, Earache) invece riunivano la stessa line-up che aveva dato vita alla prima facciata di Scum, disco del 1987 dei Napalm Death, vero e proprio manifesto del grindcore, ovvero Mick Harris (batteria, electronics), Nick Bullen (basso, voce) e Justin Broadrick (chitarra), anche se Broadrick non è menzionato come membro del gruppo ma solo come guest.
Scorn: Mick Harris, Nick Bullen
Noise, industrial, dub e post-punk: bassi profondi, ritmo ipnotico, lancinanti feedback chitarristici e un uso della voce molto diverso dal grugnito bestiale dei Napalm Death: un affascinante ibrido tra lo spoken word e la vocalità wave del decennio precedente ma all'insegna dell'essenzialità.
Le influenze (gli Swans degli anni '80, ad esempio o, ancora di più, il gruppo principale di Broadrick, i Godflesh) a volte sono riconoscibili ma l'amalgama che Harris e soci sono riusciti a tirare fuori in questo disco è qualcosa che nel 1992 non si era mai sentito.
Per me Vae Solis è un disco epocale che ha affermato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, la statura artistica dei musicisti che lo hanno registrato. Musicisti in continua evoluzione, senza compromessi, dedicati all'inseguimento della propria visione anche quando questa comporti l'allontanarsi da facili sentieri già battuti. E, per i benpensanti dell'epoca, soprattutto quelli della stampa musicale, dischi come questo hanno dimostrato che chi affermava che "il grind è solo rumore" non aveva capito niente.
Vae Solis è una pietra miliare del decennio '90, un disco di cui bisognerebbe tenere conto in ogni storia musicale del periodo che abbia la pretesa di essere vera.
L'attualità di questa musica è ancora oggi intatta. Basta ascoltare pezzi come Walls of My heart, On Ice (di cui esiste una versione dub uscita solo su singolo che è ancora più bella di quella contenuta nell'album) o la celestiale Heavy Blood per rendersene conto.