Tom Disch: un inedito*
Westward
As deep into the cave of sleep as he
could crawl he crawled, among the things
that hadn't skin nor legs, eyes but no lids;
but even at that depth he felt exposed.
His neighbors might pursue him there and roll
him on his back to slice his stomach open.
That's how he'd come to think of heroin
as a cove his little boat could moor in.
The islanders would bring him bags of take-out
and dance to the strumming of their ukeleles
and finally the tides would bear him off
to the great swells of the ocean Hamlet
extolls, a body unruled
by lines of latitude; which has no name;
which cannot be remembered.
Tom Disch (1940-2008)
Un mio tentativo umile e discutibile di traduzione:
Verso ovest
Ha strisciato fino nel profondo
della caverna del sonno, tra cose
che non avevano pelle ne' gambe, occhi ma non palpebre;
ma anche a quella profondità si è sentito esposto.
I suoi vicini potrebbero seguirlo e rovesciarlo
sulla schiena per aprirgli lo stomaco.
Per questo ha iniziato a pensare all'eroina
come a un approdo dove la sua piccola barca potesse gettare l'ancora.
Gli isolani gli porterebbero sacchetti di cibo
e ballerebbero al ritmo dei loro ukulele
e alla fine le maree lo trasporterebbero
fino ai grandi moti ondosi dell'oceano che celebra
Amleto, un corpo non governato
da linee di latitudine; senza nome;
che non può essere ricordato.
*la poesia non è mai apparsa a stampa. Si trova, come centinaia di altre poesie di Disch, qui:
http://tomsdisch.livejournal.com/179329.html
su Thomas Michael Disch:
http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Disch
Video Diva & aal in concerto
Firenze, Rullante Club, 3 novembre 2012
Fondato a
Dicomano (Firenze) nel 1998, il gruppo vede la luce nello storico locale
"Samantha", club che negli anni '80 ha ospitato i nomi più
importanti dell'underground fiorentino e italiano. Ispirandosi alle sonorità di Diaframma, primi Litfiba, Neon, Joy
Division, Bauhaus, Sisters of Mercy ma cercando fin da subito di trovare una
propria strada che guardi alla tradizione rivolgendosi in avanti i Video Diva
muovono i primi passi nell'underground fiorentino. Nel 1999 vede la luce il
primo cd autoprodotto, intitolato "Diva", con 8 brani. La vita del
gruppo prosegue negli anni successivi con alcuni cambi di formazione e concerti
sempre in contesti underground (Sicurcaiv, CSA Indiano, CPA di Firenze,
Sottosuono) e supporti a band più affermate. Nel 2002 esce il secondo cd
autoprodotto "Video". Dopo il 2003 il gruppo si dedicherà ad una ulteriore
definizione del proprio suono, grazie anche alla collaborazione del produttore
Pietro Stefanini . Nel 2007 3 brani vengono
inclusi nella quintupla compilation "United Forces of Phoenix vol. 2"
(Nomadism Records) con il meglio dell’underground darkwave italiano. Nel 2009 esce il minicd "Inetticho",
con 5 brani, distribuito ai concerti e online. Nel tour di supporto al disco i
Video Diva hanno l'onore di aprire per i Diaframma nella data del 6 Agosto 2009
all'Indian Club di San Giuliano Terme (Pisa). Tornati al lavoro per nuovi brani e nuove
evoluzioni sonore i Video Diva entrano in studio a dicembre 2011 e nel marzo
del 2012 esce il nuovo album, "Nuvistasi", cd con 6 brani,
presentato ufficialmente il 16 marzo 2012 al CPA FISUD di Firenze.
FORMAZIONE
Antonio Torino (basso)
Lorenzo Petti
(voce, sax)
Davide Valecchi (chitarra, elettronica, cori)
DISCOGRAFIA
1998: live at Samantha (demo)
1999: Diva (cd autoprodotto, 8 brani)
2002: Video
(cd autoprodotto, 4 brani)
2007: United
Forces of Phoenix 3 (Nomadism Records)
2009: Inetticho (cd 5 brani, VD Records)
2012: Nuvistasi (cd 6 brani, VD Records)
DICONO DEI VIDEO DIVA
L'intricata osticità
espressa nelle liriche e le involute melodie presenti nelle tracce ottemperano
allo scopo di screziare l'ep di impietose vedute sull'esistenza contemporanea
desfogliandone l'apparenza e raggiungendo, non senza disincantata lucidità, i
punti nevralgici da evidenziare. Ammirevole. (The D-Side)
Sono stato piacevolmente
colpito, anzi direi quasi stupito, dall’incrocio di elettronica e di una dark
wave con arrangiamenti più ricercati, tecnicamente più complessa, che compone
“Inetticho”; una chitarra graffiante, un basso a volte melodico, in altre cupo
e pesante, assieme a basi elettroniche che sostengono il ritmo e programmazioni
contemporanee con suoni che pescano nell’elettronica più attuale. (Darkitalia)
Il
sound proposto da Lorenzo Petti e company viaggia a ritroso verso gli anni ’80,
mescolando con ispirazione e intelligenza sonora dark, new wave e punk
elettro-minimale, nonché cercando di imporsi a partire da quel punto focale ove
dialogano i Joy Division da un lato e, complici i testi in lingua italiana,
Diaframma, primi Litfiba e CCCP dall’altro. (Flash Magazine)
CONTATTI
Sabato 20 Ottobre ore 17.30
Libreria delle Moline – Via delle Moline 3/a – BOLOGNA
Letteratura Necessaria – Esistenze e Resistenze
Azione N° 22
IL BARATTO (II)
(Libera veicolazione di parentele elettive e letterarie
su progetto e concertazione di Enzo Campi)
Patrizia Dughero, Martina Campi, Lella De Marchi, Elena Carletti,
Davide Valecchi, Francesca Del Moro, Enea Roversi,
Rita Galbucci, Valentina Gaglione, Enzo Campi
interpreteranno brani di
Ryoko Sekiguchi, T. S. Eliot, Fernando Pessoa, Sylvia Plath,
Remo Pagnanelli, Bertolt Brecht, Nazim Hikmet,
Adrienne Rich, Cesare Pavese, Adriano Spatola
***
Nell’ambito delle iniziative del progetto nazionale di aggregazione letteraria denominato Letteratura Necessaria – Esistenze & Resistenze, inaugurato il 31 ottobre del 2011 a Bologna, e in vista di una ri-definizione delle possibilità divulgative e performative, a partire dalla fine di settembre del 2012 prenderà il via una nuova fase in cui, oltre ai reading cosiddetti “regolari”, si cercherà di realizzare una serie di eventi in cui sperimentare direttamente dal vivo la plurisignificanza dei termini “aggregazione” e “condivisione”. Il nuovo corso è stato inaugurato il 29 settembre a Spilamberto (MO), nell’ambito delle iniziative di “poesiafestival12”, con l’azione N°21 denominata “Il Baratto”. La cosa è molto semplice e parte dal presupposto che gli autori cosiddetti contemporanei debbano anche mettersi in gioco attraverso il confronto con altre voci diverse dalle loro. In poche parole, ogni autore che parteciperà agli incontri non presenterà i propri testi, ma una breve selezione di testi di autori cosiddetti classici o anche contemporanei ma comunque conosciuti ai più, che rappresentino per loro un’idea fattiva e concreta di letteratura. A ciò si aggiungerà, per ogni autore, la lettura (interpretazione, drammatizzazione, performance) di almeno un testo di un altro degli autori presenti all’incontro. Tutto ciò per far sì che i propri testi vengano presentati, filtrati, interpretati attraverso voci diverse, e quindi per donare al pubblico varie possibilità di approccio. In definitiva: viene messa al bando qualsiasi situazione di autoreferenzialità e agli autori verrà chiesto di esporsi attraverso le parole di altri autori per dare al pubblico presente un’idea di quella che potrebbe essere la propria personale concezione di “letteratura necessaria”.
Le zone offerte alla nostra identità
Le zone offerte alla nostra identità
procedono muovendosi appena
intorno ai frammenti di plastica friabile
arrivati fino a qui.
Il vento quasi non tocca
i pochi centimetri di terra e sassi:
il cambiamento comprende distanze
spesso non rappresentabili.
procedono muovendosi appena
intorno ai frammenti di plastica friabile
arrivati fino a qui.
Il vento quasi non tocca
i pochi centimetri di terra e sassi:
il cambiamento comprende distanze
spesso non rappresentabili.
Un racconto di Steve Kilbey: "Dimenticare tutto",
Steve Kilbey è una personalità eclettica e un artista di prima grandezza di cui ho avuto modo di parlare anche in passato. Conosciuto principalmente per le attività musicali con la band The Church e per gli innumerevoli altri progetti solisti o in collaborazione, è anche poeta, scrittore e pittore. Instancabile blogger, da anni riversa i propri pensieri in rete quotidianamente, in forme ora vicine al flusso di coscienza ora al diario ora alla cronaca e molto spesso alla poesia.
Il suo secondo disco solista, Earthed (1987), conteneva una raccolta di racconti sorprendenti e anzi la musica di quel disco era stata pensata proprio come colonna sonora per la lettura del libro. Ricchi di illuminazioni e intuizioni geniali, i racconti di Earthed non sono mai stati pubblicati in Italia. Quello che presento è, secondo me, uno dei vertici di Earthed: un racconto dove la poetica visionaria, malinconica, ironica e surreale di Steve Kilbey si dispiega interamente, proprio come negli episodi più riusciti della sua sterminata discografia.
Dimenticare tutto
Sono in macchina insieme ad un uomo anziano. Forse sto sognando e non me ne rendo conto. Gli chiedo dove stiamo andando ma mi risponde che non lo sa. Guardo fuori e osservo il paesaggio: siamo da qualche parte al sud e tutto è verde, di un verde quasi tangibile. I petali iniziano a diventare gialli e l’uomo continua a guidare su una strada solitaria. Tutto prosegue nello stesso modo per oltre cento miglia poi l’uomo svolta in una strada laterale costeggiata da olmi. Ci fermiamo. Gli chiedo quanti anni ha. Mi osserva con uno sguardo vuoto, mi dice che compirà 87 anni tra pochi mesi e scende dalla macchina. Non so se devo scendere anche io o aspettarlo. Apro il cassettino dell’auto. E’ vuoto. Un uccello su un albero vicino mi guarda in modo strano. Potrebbe essere un’ara o un pappagallo. Oltre il prato c’è una casa con il tetto rosso. Scendo dalla macchina e inizio a seguire il sentiero che porta alla casa. Ci sono dei cervi che mi fissano con uno sguardo dolente. Il cerbiatto più piccolo zoppica vistosamente; non ho motivo di sentirmi colpevole perché non ho mai mangiato carne di cervo. Da qualche parte, lontano, un bambino sta piangendo e un uomo grida ma non riesco a capire le parole. Il pappagallo si alza in volo, risalendo l’aria immobile, pigramente. C’è un campo da tennis abbandonato cui fanno da sentinella due leoni di pietra e una grande farfalla nera, come di velluto, ferma sulla manovella arrugginita della rete. L’erba è umida. Dei mirtilli crescono vicino ad un gazebo e c’è una scala appoggiata al muro di mattoni che divide il giardino da tutto quello che si trova oltre. L’uomo anziano esce fuori dalla casa attraversando il prato con passo lento. Indossa una sorta di tuta da meccanico e ha un fazzoletto macchiato in testa. La sua barba è bianca, rigida. Mi dice che non porta buone notizie mentre si siede nell’erba con fatica e rumore di ossa, sbuffando. Tira fuori una pipa e l’accende, rilasciando nell’aria un’ampia voluta di fumo pungente che si disperde tremolando nel tenue blu del cielo. Dice che sua moglie soffre di amnesia contagiosa. Non ricordo molto altro. Mi siedo accanto a lui nell'erba e chiudo gli occhi. E’ un giorno incantevole per dimenticare tutto.
(1987, Steve Kilbey. Traduzione: Davide Valecchi, 2012)
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aal: oggi ho indossato la tua mancanza
oggi ho indossato la tua mancanza è un disco a nome aal uscito nel 2005 per la netlablel ctrl+alt+canc di Adriano Zanni (aka punck).
Tramite BandCamp questo disco è nuovamente disponibile per il download gratuito nel formato che si preferisce, inclusi formati lossless.
A livello concettuale due parole rappresentano i cardini di questo lavoro: perdita e essenza.
oggi ho indossato la tua mancanza è il punto di arrivo di una ricerca sonora in sottrazione, condotta su centinaia di registrazioni ambientali e strumentali raccolte negli anni 2002-2004.
Una recensione del tempo può ancora essere letta qui: http://www.sands-zine.com/archiviorec.php?IDrec=487.
Tramite BandCamp questo disco è nuovamente disponibile per il download gratuito nel formato che si preferisce, inclusi formati lossless.
A livello concettuale due parole rappresentano i cardini di questo lavoro: perdita e essenza.
oggi ho indossato la tua mancanza è il punto di arrivo di una ricerca sonora in sottrazione, condotta su centinaia di registrazioni ambientali e strumentali raccolte negli anni 2002-2004.
Una recensione del tempo può ancora essere letta qui: http://www.sands-zine.com/archiviorec.php?IDrec=487.
aal: crystal waves
Crystal waves rappresenta la nascita del progetto aal. E' stata registrata all'inizio del 2001 utilizzando un synth (Korg DW8000) e un campionatore (Yamaha A3000) sotto l'influenza di due lavori fondamentali (per me): Astral Disaster dei Coil e Irrlicht di Klaus Schulze. Una prima versione di questo brano, di 13 minuti, fu inclusa nella primavera del 2001 nella web compilation "Spring Equinox", nata in seno alla mailing list dei Coil come omaggio e atto d'amore verso la loro poetica e le loro tematiche. In seguito, nella sua versione più lunga, il brano è entrato a far parte della prima registrazione ufficiale a nome aal, disc1, inizialmente uscito in forma in privata nel 2001 e successivamente rimasterizzato e proposto da Afe Records nel 2004 in coppia con un lavoro simile dello stesso periodo ("Inherited and Partially Transmitted") in una doppia uscita limitata a 150 esemplari. Le "onde di cristallo" sono quelle dell'oceano di Solaris..
È uscito Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche
[all'interno del volume una mia silloge di 8 poesie] |
Potete ordinare i nostri libri a info@faraeditore.it o allo0541.22596 fax 0541-709327. Alleghiamo bollettino di c/c postale con lo sconto del 10%(più 3 euro spese per l'Italia).
| a cura di Alessandro Ramberti € 20,00 pp. 420 (Neumi) ISBN 978 88 97441 02 1 copertina di Luna Castroni Questo volume nasce dalla kermesse che si è svolta a Fonte Avellana dal 28 aprile al 1° maggio 2012, ospiti della comunità camaldolese e in primis del priore Gianni Giacomelli. Scrivere per il futuro in questi tempi di repentino cambiamento delle stesse modalità di lettura è certo una sfida per tutti coloro che desiderano condividere e lasciare una qualche traccia del loro pensiero, del loro vissuto. Le nuvole informatiche in cui depositiamo i nostri archivi e applicazioni sono una estensione potenzialmente ubiqua della nostra memoria. I contributi – seminali, a tratti sorprendenti, spesso provocanti o spiazzanti, senz’altro interessati a creare ponti arditi fra discipline diverse, a confrontarsi con attenzione e verità con le domande che sorgono da una fase particolarmente critica della temperie sociale e culturale che stiamo vivendo – appartengono a: Alessandro Ramberti • Alessandro Rivali Alessio Casalicchio • Alex Celli Andrea Ponso • Caterina Camporesi Claudio Fraticelli • Daniela Terrile Dante Zamperini • Davide Valecchi Elvis Spadoni • Franca Oberti Francesco Randazzo • Gianni Criveller Gianni Giacomelli • Giorgia Bascucci Giuseppe Carracchia • Guido Passini Laura Borghesi • Laura Corraducci Leonardo Caffo • Luca Artioli Matteo Bianchi • Natascia Ancarani Paolo Calabrò • Roberta Leone Roberto Battestini • Serse Cardellini |
The Self-Generating Self
Tratto dalle sessioni di registrazione del nuovo disco del progetto aal, ancora senza titolo. Questo brano è stato originariamente pensato per la sonorizzazione di un reading di poesia dedicato al libro della Genesi.
Ce ne vorrebbe di tempo
Ce ne vorrebbe di tempo
per tirare fuori i nomi
dal mucchio di oggetti da macero
cresciuto dietro la casa non finita.
Anche il periodo dell’anno
finisce per contare
con l’ora del giorno
la lunghezza delle ombre
i piani di esistenza
e i tappini di latta
dei succhi di frutta
ritrovati nell'erba.
Ma è il nome del riflesso
che cambia di continuo
e sotto tutto il resto
a ruota.
Nascosto tra le rune
La Tsunami Edizioni ristampa la monumentale biografia ufficiale dei Death In June scritta da Aldo Chimenti.
Nonostante il taglio agiografico dell'intera operazione questo libro rappresenta una vera e propria porta d'ingresso nell'universo complicato e affascinante di Douglas Pearce alias Death In June. Agitatore culturale di rara intelligenza e musicista di una sensibilità non comune Douglas, dopo gli esordi punk nei Crisis, ha iniziato con Death In June la costruzione di una poetica di fedeltà alla propria ispirazione di una integrità granitica. Una costruzione che prosegue ancora oggi e che si è rinnovata ad ogni nuova uscita discografica, ad ogni nuova manifestazione di un talento che ha prodotto miriadi di epigoni e contribuito a fondare un'intera area musicale (il cosiddetto folk apocalittico con tutte le derive pre e post industrial del caso) che conta oggi migliaia di gruppi e decine di etichette.
Un libro che getta luce sulla genesi di ogni album penetrando in un complesso mare di rimandi culturali e iconografici che fanno di Death In June un'eperienza artistica totalizzante. L'aggettivo "controverso" che certa critica superficiale non manca mai di abbinare ad ogni apparizione dei Death In June non ha ragione di essere una volta che si siano capite le ragioni profonde (o buona parte di esse) che muovono Douglas Pearce.
Qualche appunto: la prosa di Aldo Chimenti si lancia talvolta in qualche barocchismo di troppo e davvero si fatica a credere che qualsiasi cosa Douglas abbia prodotto sia un capolavoro assoluto come questo libro sostiene a chiare lettere. Ma Nascosto tra le Rune è comunque un tesoro di informazioni che non può mancare a chi vuole approfondire la vita e l'opera di un artista che ha segnato profondamente l'immaginario visivo e sonoro occidentale degli ultimi 30 anni.
Potete leggere la recensione anche qui: anobii.
Aldo Chimenti
DEATH IN JUNE - NASCOSTO TRA LE RUNE
Gli Uragani 7 - 416+32 pagine - 15x21 - 25,00 Euro
Nonostante il taglio agiografico dell'intera operazione questo libro rappresenta una vera e propria porta d'ingresso nell'universo complicato e affascinante di Douglas Pearce alias Death In June. Agitatore culturale di rara intelligenza e musicista di una sensibilità non comune Douglas, dopo gli esordi punk nei Crisis, ha iniziato con Death In June la costruzione di una poetica di fedeltà alla propria ispirazione di una integrità granitica. Una costruzione che prosegue ancora oggi e che si è rinnovata ad ogni nuova uscita discografica, ad ogni nuova manifestazione di un talento che ha prodotto miriadi di epigoni e contribuito a fondare un'intera area musicale (il cosiddetto folk apocalittico con tutte le derive pre e post industrial del caso) che conta oggi migliaia di gruppi e decine di etichette.
Un libro che getta luce sulla genesi di ogni album penetrando in un complesso mare di rimandi culturali e iconografici che fanno di Death In June un'eperienza artistica totalizzante. L'aggettivo "controverso" che certa critica superficiale non manca mai di abbinare ad ogni apparizione dei Death In June non ha ragione di essere una volta che si siano capite le ragioni profonde (o buona parte di esse) che muovono Douglas Pearce.
Qualche appunto: la prosa di Aldo Chimenti si lancia talvolta in qualche barocchismo di troppo e davvero si fatica a credere che qualsiasi cosa Douglas abbia prodotto sia un capolavoro assoluto come questo libro sostiene a chiare lettere. Ma Nascosto tra le Rune è comunque un tesoro di informazioni che non può mancare a chi vuole approfondire la vita e l'opera di un artista che ha segnato profondamente l'immaginario visivo e sonoro occidentale degli ultimi 30 anni.
Potete leggere la recensione anche qui: anobii.
Isidore: Life Somewhere Else
Ci sono artisti che attraversano il tempo fedeli alla propria ispirazione, senza mai tradirla in nome di altro che non sia il rispetto della propria creatività, assecondando un'urgenza che sembra non conoscere pause e che si rinnova continuamente. Steve Kilbey è uno di questi artisti. Autore di migliaia di canzoni, poeta, scrittore, musicista di una classe e di una grazia non ordinaria, ormai prossimo ai 60 anni, ha ancora un fuoco dentro che sembra bruciare più di prima. E così capita che uno dei tanti progetti a lato della sua band principale (The Church), ovvero quegli Isidore di cui dopo l’esordio del 2004 sembravano essersi perse le tracce, produca un capolavoro assoluto. Per chi, come me, conosce quasi ogni incarnazione della storia musicale di Kilbey, “Life Somewhere Else” (Communicating Vessels, 2012, disponibile in cd e vinile) rappresenta una miracolosa summa di tutti quegli elementi che mi hanno fatto amare questo artista. E buona parte del merito va sicuramente all’altra metà degli Isidore ovvero quel Jeffrey Cain (degli americani Remy Zero) che sembra essere stato capace di condurre e incanalare l’ispirazione di Kilbey verso l’eccellenza, tagliando fuori il superfluo o quelle risacche di auto-indulgenza che non sempre il nostro in passato è stato capace di evitare, soprattutto nei lavori solisti. Se volessimo tentare un’analisi dei contenuti musicali potremmo dire che gli elementi che lo compongono hanno origine nella migliore new wave, nella migliore psichedelica, nel miglior indie-rock cui si aggiunge una leggera tinta elettronica. Ma tutto, mi preme sottolineare a scanso di equivoci, suona completamente contemporaneo. Paradossalmente “Life Somewhere Else” potrebbe essere considerato il disco perfetto dei Church, il disco mancante, ovvero il disco che la band, nonostante decine di lavori prossimi alla perfezione, non è mai stata in grado di produrre. Qui ogni dettaglio ha ricevuto una cura estrema. Tutto è eleganza, equilibrio, potenza evocativa, bellezza, emozione. Questo disco fa mancare il fiato.
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