Di tutte le stanze della casa
solo la camera da letto è rimasta immobile,
cristallizzata nella disposizione originaria.
Entrandoci dentro avverto ancora
il profumo dell’unguento per il dolore
appeso alle superfici
invecchiate senza consumarsi.
A volte apro il comodino
e sfoglio una piccola agenda
scorrendo un elenco di nomi
che conosco a memoria
solo per rivedere la sua calligrafia
severa e quasi maschile.
Oltre i vetri gli alberi
sono cresciuti di ventisette anni,
occupando per intero la porzione di cielo
che si vedeva rimanendo seduti sul pavimento.