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una poesia inedita

Quando ti ho chiesto che cosa sia il tempo
mi hai detto di fare molta attenzione
a certe parole-mondo che è difficile
usare senza implicazioni o rischi
ma che tra noi possiamo immaginarci
quando nessuno dei due dentro al mondo
c'era ancora, tornando indietro come
su ali fino a veder costruire
i muri a secco nei campi, gli stessi
che ritenevo segni di una nostra
civiltà megalitica e che invece
spiegavi sono fatti per tenere
la terra e lavorare senza pena
in queste zone scoscese.


inediti su poetarum silva

Sul blog Poetarum Silva potete leggere qualche mio testo inedito (tre dei quali già apparsi qui, opportunamente indicati). Idealmente dovrebbero andare a far parte del mio prossimo libro. Grazie ad Alessandra Trevisan per la sua grande attenzione e sensibilità ( e non dimenticate di visitare il suo nuovissimo sito personale, cliccando sul suo nome).



Una poesia inedita

E quando tutto quello che ci resta,
in un tempo che vorremmo chiamare fine
senza riuscirci, sono i nostri nomi,
guardando da una presunta sommità
la distesa quasi interminabile dei ricordi
mischiati con le foglie del bosco
è come se vedessimo per la prima volta
forme, colori e consistenze
di identità che dovrebbero rappresentarci
ma di cui non conosciamo niente
al di là dei giochi di luce transitori
che ci aprono comunque dentro
piccole voragini.





Una poesia inedita

Coltivare la nebbia è un esercizio
che porta danno alla nostra natura
proprio quando sarebbe necessario
restare definiti sulla terra
compatta e dare i nostri veri nomi
per la prima volta.

Questo una mattina di cielo chiuso
contando sull’assenza delle ombre
dopo che cominciando a camminare
ci siamo presi per mano.


Magari in un’ora del pomeriggio - II*

Magari in un’ora del pomeriggio
proprio nel luogo dove ti credevo
il sole rende dolce anche la pietra
entrando in risonanza con il sangue
che mi conferma vivo ma confonde
il tuo confine che non è più a fuoco.

Dalla tua fronte qualcuno cancella
una lettera sola, pochi passi
e la tua storia non ha consistenza
mentre il tuo nome gira nell’aria
visibile soltanto quando filtra
la luce dalle persiane socchiuse
dentro la stanza dove sono stato
sempre fin dall’inizio.

(2018)

*poesia inedita  - seconda e conclusiva parte di un altro testo che dava il titolo al mio libro del 2011 uscito per Fara Editore. Qui i dettagli)



Una poesia inedita*

[Wilhelm Sasnal]


Tutto comincia con la rottura
dei vasi sanguigni superficiali
e la comparsa di macchie rossastre
nel campo visivo.

È la malattia di chi resta
troppo a lungo a osservare
un orizzonte immobile
ascoltando la cantilena
dei sistemi di raffreddamento
mentre si accorge che non c'è altro
da osservare o da ascoltare
neanche guardandosi indietro.

(2013)

[*ispirata a un'opera di Wilhelm Sasnal vista qui]




Una poesia inedita

Nel pomeriggio mi sentivo vuoto,
mentre entravo nella sala d'attesa,
perché avevo paura della noia:
l'edificio era strano, senza uguali,
con stanze ad angoli non retti, alte,
tutto grigio celeste, tutto vecchio,
in vista neanche un libro o un giornalino.

Ci siamo messi a sedere in silenzio
poi ti ho visto sorridere e annuire
verso il riflesso che correva in basso
sul pavimento, dove una figura
generata dal sole e dal vetro
saliva fino alla parete opposta.


Una poesia inedita

Poi un cartello di località
rimasto all'ombra per tutto l'inverno
indicava una frazione a lettere verdi
proprio dove sostava il tuo sguardo
quando parlavi di musica o di armonia
o del conforto di riconoscere come nostre
certe forme apparentemente distanti
certi disegni della ruggine sulla vernice
che avrei voluto chiamare fiori sbagliando.


Una poesia inedita

Non so dove mi stai portando ma concordo
che dovremmo smettere di riempirci la bocca
di anni e guardare invece ai nostri passi attuali
al perché delle crepe nell’asfalto o sui muri
ma soprattutto al senso di ciò che ci assomiglia
in ogni colore cambiato dalla permanenza all’esterno
di oggetti che un tempo ci sembravano importanti
e che adesso aspettano soltanto di spaccarsi
a causa del gelo o del sole.


Una poesia inedita

Il giorno dello sciopero scolastico
abbiamo visto il sorgere del sole
seduti sopra il galestro, dal monte
dietro la casa, senza dire niente
fino alla sua completa apparizione.

Poi il silenzio mi è parso sufficiente.

Ti ho chiesto: «Che cos'è l'umanità?
E cosa siamo noi in definitiva?»

«L'umanità siamo noi solamente»
mi hai risposto, tendendomi una mano
per mostrarmi il tuo palmo già segnato
molto a fondo dai sassi acuminati.


Una poesia inedita

Quando mi hai insegnato come nascono i boschi
ho pensato al futuro della nostra casa dopo il crollo
a quanto dureranno le stagioni di trasformazione
prima che i rovi lascino il posto agli alti fusti
all'istante in cui la prima ghianda o castagna
germoglieranno nella certezza di rimanere in vita
e alle pietre dove i nostri ricordi continueranno
a esistere senza coscienza scorrendo
fino ad affievolirsi e infine spegnersi
secondo un tempo di decadimento
probabilmente lunghissimo.