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Una poesia inedita

Il giorno dello sciopero scolastico
abbiamo visto il sorgere del sole
seduti sopra il galestro, dal monte
dietro la casa, senza dire niente
fino alla sua completa apparizione.

Poi il silenzio mi è parso sufficiente.

Ti ho chiesto: «Che cos'è l'umanità?
E cosa siamo noi in definitiva?»

«L'umanità siamo noi solamente»
mi hai risposto, tendendomi una mano
per mostrarmi il tuo palmo già segnato
molto a fondo dai sassi acuminati.


Una poesia inedita

Durante i giorni di pioggia più forte
guardando nella terra appena smossa
proprio dove comincia l’area incolta
non è raro vedere schegge rosse
di materiale edile proveniente
dalla casa che abbiamo immaginato.

Mi chino per raccogliere un ricordo
in attesa di un suono o di un commento:
essere vivi è semplice mi dici
perché siamo di carne e trasparenti
perché morire è una bugia del tempo
e perché l’energia che ci compone
resta comunque accesa in tutti i luoghi
che abbiamo detto nostri.


Una poesia inedita


Per noi va bene anche una piccola porzione di asfalto sbiancato
dove le ruote non vanno, qualche centimetro prima dell’erba.
Ci basterà contare il numero esatto delle microfratture
oppure osservare l’incidenza dell’acqua sul sedimento
per avere un luogo da chiamare mondo e sparire all’occorrenza
indistinguibili da un colpo residuale di vento o da un miraggio del caldo
quando la stagione si sarà fatta più sopportabile.



Una poesia inedita

Quando mi hai insegnato come nascono i boschi
ho pensato al futuro della nostra casa dopo il crollo
a quanto dureranno le stagioni di trasformazione
prima che i rovi lascino il posto agli alti fusti
all'istante in cui la prima ghianda o castagna
germoglieranno nella certezza di rimanere in vita
e alle pietre dove i nostri ricordi continueranno
a esistere senza coscienza scorrendo
fino ad affievolirsi e infine spegnersi
secondo un tempo di decadimento
probabilmente lunghissimo.


Una poesia inedita

Se la risposta è perdersi allora la vita è questa linea
sul terreno annerita per l'umidità
che si interrompe dove la intercetta il sole
e rende visibile senza errori
ciò che respiriamo quando è tardi.
C'era un'inconcludenza nella tua voce
mentre indicavi la zona dove fermarsi
o ribadivi un'impossibilità del vento
a contenere nomi soltanto nostri.
Sfumava il significato del luogo
e proseguire aveva lo stesso valore
di restare com'eri nella foto
soprattutto per il cielo
e la carta con i colori virati.
Forse era così anche allora:
sembrava vecchia o magari
ancora non scattata.


Una poesia inedita

È stato durante un'estate meccanica,
quando un'impressione del sole
per qualche giorno inganna il freddo,
che siamo diventati trasparenti.

Con l'acqua e il tempo la nostra casa è morta:
non ci vedono più neanche gli animali
venuti a ripararsi fra le pietre.

Ti chiedo in che anno siamo.
Mi rispondi dopo un piccolo pensiero:
"Molto dopo".


Una poesia inedita

Il sentiero per tornare è una linea
che marca una depressione tra le foglie:
lo abbiamo scelto per una fedeltà al dolore,
per la superbia di conoscere il mondo
e per l’illusione che la letteratura
si trovi dove stanno gli alberi.

Poi, camminando, ci siamo accorti
di non essere mai usciti
dal respiro della vita e della morte,
compresi interamente
nella dolcezza di un movimento elementare
dove collocarsi è una questione di ascolto
e messa a fuoco.



Tom Disch: un inedito*


Westward

As deep into the cave of sleep as he
could crawl he crawled, among the things
that hadn't skin nor legs, eyes but no lids;
but even at that depth he felt exposed.
His neighbors might pursue him there and roll
him on his back to slice his stomach open.
That's how he'd come to think of heroin
as a cove his little boat could moor in.
The islanders would bring him bags of take-out
and dance to the strumming of their ukeleles
and finally the tides would bear him off
to the great swells of the ocean Hamlet
extolls, a body unruled
by lines of latitude; which has no name;
which cannot be remembered.

Tom Disch (1940-2008)




Un mio tentativo umile e discutibile di traduzione:

Verso ovest

Ha strisciato fino nel profondo
della caverna del sonno, tra cose
che non avevano pelle ne' gambe, occhi ma non palpebre;
ma anche a quella profondità si è sentito esposto.
I suoi vicini potrebbero seguirlo e rovesciarlo
sulla schiena per aprirgli lo stomaco.
Per questo ha iniziato a pensare all'eroina
come a un approdo dove la sua piccola barca potesse gettare l'ancora.
Gli isolani gli porterebbero sacchetti di cibo
e ballerebbero al ritmo dei loro ukulele
e alla fine le maree lo trasporterebbero
fino ai grandi moti ondosi dell'oceano che celebra
Amleto, un corpo non governato
da linee di latitudine; senza nome;
che non può essere ricordato.


*la poesia non è mai apparsa a stampa. Si trova, come centinaia di altre poesie di Disch, qui:
http://tomsdisch.livejournal.com/179329.html

su Thomas Michael Disch:
http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Disch