Il mondo sotterraneo cominciava a Marina di Cecina. Per la precisione cominciava sotto a un cespuglio di lauro all'angolo tra via Carmagnola e viale della Repubblica, da dove passavamo ogni mattina per andare in spiaggia. Nel 1983, per il mese di agosto, i miei genitori avevano preso in affitto un appartamento al piano terra di una palazzina in una via secondaria, rinfrescata dall'ombra di grandi pini marittimi, con un modesto giardino dotato di dondolo e vecchi giocattoli scoloriti sparsi tra l’erba e la ghiaia. Ogni mattina mi tiravo fuori dai sogni, quando mia madre veniva a svegliarmi scostando la tenda e in un misto di eccitazione e timore, rivolgendo lo sguardo alla luce che penetrava dalla finestra, trattenevo nel petto un grumo di vuoto che si allargava fino a comprendermi interamente e che mi faceva sentire neutro, trasparente, senza identità né storia, in attesa di essere riempito dagli eventi del giorno. Dopo la colazione mi attendeva l’incontro con quell'angolo che mi spaventava ma a cui non potevo fare a meno di pensare continuamente. La processione per raggiungere la spiaggia era un percorso fisso e immutabile le cui stazioni comprendevano il fornaio, il fruttivendolo, l’edicola, il giardino di una casa dove un cane lupo ci abbaiava contro da dietro un’inferriata e infine, poco prima di svoltare sul viale che ci avrebbe condotto al mare, il mio angolo tanto temuto e tanto desiderato. Sotto al cespuglio di lauro si apriva uno spazio nero che sembrava non avere fondo, dentro al quale non era possibile scorgere niente a parte un guanto giallo che sbucava fuori toccando con le dita il margine dell’asfalto. Per un mese intero sono passato da lì senza riuscire a trovare il coraggio di chiedere ai miei genitori “cosa c’è là sotto?” e senza neanche riuscire a chinarmi per osservare meglio. La mattina del 31 agosto, un giorno prima di tornare a casa, venne a trovarmi il mio amico K. Lui e la sua mamma arrivarono presto, mentre stavamo facendo colazione, pronti per trascorrere l’ultimo giorno di mare insieme a noi. Mentre passavamo accanto al mio cespuglio, K mi toccò il braccio per farmi segno di fermarmi e senza che io gli avessi detto niente mi indicò la voragine nera e mi disse quasi sottovoce: “Il mondo sotterraneo comincia da lì”.
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Tentativi in prosa - 01
Da oggi e con cadenza non regolare inizio a pubblicare i frammenti prosastici che negli anni si sono accumulati nel mio cassetto virtuale.
01
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Il posto dove moriremo è
l’appartamento al primo piano di una palazzina costruita dopo la guerra, in
angolo tra la statale e una strada senza sfondo che arriva fino al fiume,
fiancheggiata da mura prive di finestre. Sull'asfalto docile il muschio è
colorato e nelle crepe si vedono affiorare i filamenti dei fulminanti esplosi.
Di sopra in una stanza molto fonda e sempre in penombra il pavimento di
travertino lucido è ricoperto da una collezione di modellini d’auto in scala
1/24. Gianni mi offre la macchina della polizia. Ti guardo per cercare
l’approvazione dei tuoi occhi. Il regalo è troppo importante per accettarlo,
meglio rimettere tutto a posto. La portafinestra conduce su una
terrazza ma l’avvolgibile non è più stato mosso da anni, fermato nel punto
esatto in cui tutti i fori risultano aperti per lasciare entrare la luce. Il
pomeriggio della domenica non finisce mai. In sala da pranzo parlano di scuola
e di materie da recuperare. L’anno è il 1983.
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