Nel dicembre del 2013 ho iniziato un progetto di scrittura poetica intitolato Un endecasillabo al giorno, proponendomi di scrivere un nuovo verso ogni giorno per un anno, condividendolo poi quotidianamente su twitter.
Il progetto si è fermato prima per varie ragioni che sarebbe lungo spiegare ma ha comunque prodotto un corpus di 169 versi che sono stati anche oggetto di un paio di letture dal vivo grazie agli eventi organizzati a Torino e Bologna dal Collettivo WSF. Anche il blog Poetarumsilva ha dedicato un posto a questo mio progetto allo scoccare del centesimo verso/giorno.
I versi di Un endecasillabo al giorno, rivisti, modificati, integrati con altri versi e dotati di una maggiore coesione sono andati poi a far parte di un poemetto che ha preso il titolo di I nomi coivolti e che, grazie alla Fara Editore di Alessandro Ramberti e alla lungimiranza dei giurati del concorso Insanamente 2014, è entrato a far parte della rosa dei finalisti guadagnandosi il diritto alla pubblicazione all'interno dell'antologia del concorso in uscita nei prossimi giorni.
I nomi coivolti rappresenta, nel mio percorso di scrittura, una ripresa delle tematiche e dello stile del mio libro del 2011 Magari in un'ora del pomeriggio con l'intenzione di creare una base di appoggio per una ulteriore evoluzione che spero potrà essere oggetto del mio prossimo libro, in cantiere ormai da un paio di anni, che dovrebbe intitolarsi La casa non finita.
L'importanza della terra: una poesia inedita
L'importanza della terra
è chiara solo quando si prosciuga
e resta nelle mani
un legame alla pietra
che marca una somiglianza.
Il luogo è un punto esatto
dove convergono nomi
al posto di elementi naturali.
La stagione è l'estate,
l'anno è sconosciuto.
(luglio 2014)
è chiara solo quando si prosciuga
e resta nelle mani
un legame alla pietra
che marca una somiglianza.
Il luogo è un punto esatto
dove convergono nomi
al posto di elementi naturali.
La stagione è l'estate,
l'anno è sconosciuto.
(luglio 2014)
SCORN: Vae Solis (1992, Earache)
Claudio Sorge, all'epoca (1992) direttore di Rumore, in uno dei primi numeri della rivista tracciava la storia del grindcore, facendone un parallelo con il punk e sottolineandone l'aspetto rivoluzionario e di rottura rispetto al panorama musicale "alternativo" dell'epoca. Così come il punk del 1977 aveva avuto nei Sex Pistols il proprio simbolo così il grindcore del 1987 identificava nei Napalm Death il gruppo capostipite, il punto di riferimento. Ovviamente il paragone continuava per giungere al vero cuore del discorso cioè mettere in relazione, a livello concettuale (ma anche musicale, per certi versi) l'esordio dei PIL con quello degli SCORN. Il momento della riflessione dopo la furia cieca e la devastazione. E se nei PIL il legame con i Sex Pistols si risolveva solo nella presenza carismatica dell'icona per eccellenza del "no future" cioè John Lydon, gli SCORN, per il loro esordio Vae Solis (1992, Earache) invece riunivano la stessa line-up che aveva dato vita alla prima facciata di Scum, disco del 1987 dei Napalm Death, vero e proprio manifesto del grindcore, ovvero Mick Harris (batteria, electronics), Nick Bullen (basso, voce) e Justin Broadrick (chitarra), anche se Broadrick non è menzionato come membro del gruppo ma solo come guest.
Scorn: Mick Harris, Nick Bullen
Noise, industrial, dub e post-punk: bassi profondi, ritmo ipnotico, lancinanti feedback chitarristici e un uso della voce molto diverso dal grugnito bestiale dei Napalm Death: un affascinante ibrido tra lo spoken word e la vocalità wave del decennio precedente ma all'insegna dell'essenzialità.
Le influenze (gli Swans degli anni '80, ad esempio o, ancora di più, il gruppo principale di Broadrick, i Godflesh) a volte sono riconoscibili ma l'amalgama che Harris e soci sono riusciti a tirare fuori in questo disco è qualcosa che nel 1992 non si era mai sentito.
Per me Vae Solis è un disco epocale che ha affermato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, la statura artistica dei musicisti che lo hanno registrato. Musicisti in continua evoluzione, senza compromessi, dedicati all'inseguimento della propria visione anche quando questa comporti l'allontanarsi da facili sentieri già battuti. E, per i benpensanti dell'epoca, soprattutto quelli della stampa musicale, dischi come questo hanno dimostrato che chi affermava che "il grind è solo rumore" non aveva capito niente.
Vae Solis è una pietra miliare del decennio '90, un disco di cui bisognerebbe tenere conto in ogni storia musicale del periodo che abbia la pretesa di essere vera.
L'attualità di questa musica è ancora oggi intatta. Basta ascoltare pezzi come Walls of My heart, On Ice (di cui esiste una versione dub uscita solo su singolo che è ancora più bella di quella contenuta nell'album) o la celestiale Heavy Blood per rendersene conto.
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video: aal "Onit666" live @ No Cage 20/05/2014
Un estratto video tratto dal mio concerto come aal al No Cage (Prato) del 20 Maggio 2014. Video catturato da Luca Agente Morgeo, che ringrazio di cuore. Il brano eseguito, Onit666, è contenuto anche nella compilation DioDrone x'mas mixtape, che potete trovare (e scaricare gratuitamente) qui:
http://diodrone.bandcamp.com/album/diodrone-xmas-mixtape
http://diodrone.bandcamp.com/album/diodrone-xmas-mixtape
Qualche immagine da Instagram
Qualche immagine dalla mia pagina Instagram, l'applicazione che rende tutti fotografi. Questi scatti non hanno la pretesa di essere considerati fotografia ma si inseriscono nello stesso percorso d'ispirazione che probabilmente trova maggiore compiutezza nella mia musica o in quello che scrivo.
GG ALLIN: un ricordo a 21 anni dalla morte
GG Allin è stato uno dei più esagerati performer che mai siano apparsi sulla scena del rock.
Nessuno è riuscito ad eguagliarlo per efferatezza di gesta. Marylin Manson al suo confronto è un personaggio da cartoni animati. Una vera e propria bestia sul palco come nella vita, Allin è morto il 28 giugno 1993 a causa di un'overdose da eroina, poche ore dopo aver suonato il suo ultimo concerto a New York. Aveva 36 anni.
Nessuno è riuscito ad eguagliarlo per efferatezza di gesta. Marylin Manson al suo confronto è un personaggio da cartoni animati. Una vera e propria bestia sul palco come nella vita, Allin è morto il 28 giugno 1993 a causa di un'overdose da eroina, poche ore dopo aver suonato il suo ultimo concerto a New York. Aveva 36 anni.
Titolare di una discografia sterminata, caotica e spesso registrata malissimo, il suo stile è sempre stato fedele ad un punk rozzo e violento, sulla falsariga dei Dead Boys, ma più "sporco e cattivo". Nella sua carriera ha collaborato con una miriade di artisti bene o male tutti gravitanti nei circuiti off del punk statunitense, come gli Antiseen, ma vantando anche prestigiosi cameo da parte di musicisti quali Dee Dee Ramone (Ramones) e J Mascis (Dinosaur jr). I suoi testi sono caratterizzati da temi quali stupro, perversioni sessuali, inni alla distruzione della società e a violenze di ogni tipo. La sua ribellione non aveva niente di programmatico ma era una mera esaltazione degli istinti umani più bassi. Il titolo di una delle sue canzoni più celebri (Drink, Fight and Fuck) contiene anche l'essenza della sua filosofia, ovvero: bere, fare a botte e scopare. Niente messaggi, niente politica: solo una ferocia animalesca e autodistruttiva.
Eppure il fascino di questo "fenomeno" è innegabile. Come non amare un simile concentrato di idiozia e comicità involontaria? Se non fosse morto sono convinto che adesso sarebbe ricco. Nessuno ha mai osato quanto lui: i sui "marchi di fabbrica" erano la defecazione sul palco, gli atti di autolesionismo e le risse con il pubblico, a cui si dedicava ogni volta che poteva e che gli hanno causato una lunga lista di arresti, pare oltre i 50. Per chi conosce l'inglese potete leggere una colorita ricostruzione della sua "prima volta" qui: http://www.meanwhilebackinpeoria.com/blog/2013/1/19/shit-happened-gg-allins-notorious-1985-vfw-show-in-creve-couer-by-bob-gordon
Il mito di GG Allin continua ancora oggi e la sua leggenda è più forte che mai.
Una volta, anni fa, avevo in mente di dedicare un sito web ai gruppi e agli artisti decisamente eccessivi, un portale che avrei voluto chiamare "Gente di un certo livello"... Poi non ne ho fatto di niente ma di sicuro GG ne sarebbe stato un protagonista insieme ad altri pazzi come Whitehouse e Gerogerigegege.
Lunga vita a GG Allin!
RIDE: Going Blank Again (1992, Creation Records)
Da oggi inizio a pubblicare un nuovo tipo di post (nuovo per questo blog, intendo). Si tratterà di "recensioni emotive" in cui parlerò dei dischi che amo in modo molto personale, pescando in un arco di tempo non prestabilito, ma cercando di mettere in luce la portata del loro impatto nel mio percorso di "formazione continua" in campo artistico. Il primo post è dedicato ad un mio grande amore dei primi anni '90, i Ride.
RIDE: Going Blank Again (1992, Creation Records)
1992: gruppo di punta della Creation Records di Alan McGee in quel periodo (insieme ai Primal Scream) e alfieri dello shoegaze, i Ride giungono alla prova del secondo album stemperando i furori noise del bellissimo debutto "Nowhere" (1990), in favore di composizioni più articolate ed eleganti. L'album è molto più "prodotto" rispetto al suo predecessore e la differenza si sente tutta. In pratica il noise è relegato solo alla coda dell'epica "Leave them all behind", pezzo di sicuro memorabile e altisonante dichiarazione di intenti, sparato subito all'inizio del disco in tutti i suoi gloriosi 8'16''. Il resto dell'album prosegue nei toni di una piacevole psichedelia virata pop che regala gioellini ancora oggi gustosissimi in cui si possono apprezzare gli intrecci chitarristici e vocali (con magnifiche armonizzazioni) del duo Andy Bell/Mark Gardener. Qua e là compaiono anche le tastiere, che fanno bella mostra ad esempio in "Chrome Waves", conferendo al brano una decisa nota wave molto evocativa. I Ride erano destinati al successo. Poi, nel 1994, la Creation mise sotto contratto gli Oasis e la storia proseguì non come avrebbero voluto i Ride, immagino. Significativo a questo riguardo il fatto che Andy Bell sia poi entrato negli Oasis come bassista (e, aggiungo io, sacrificando non poco il suo notevole talento di songwriter).
Nel 1992 avevo 18 anni e questo disco (comprato a Londra, da Harrod's, in musicassetta) rappresentò per molti mesi "la" musica. Come chitarrista imparai subito i riff di "Leave them all behind" e quando ho iniziato a suonare anche il basso una tappa obbligata fu ripercorrere le note di quel glorioso giro. Dai Ride per primo ho imparato che gli accordi aperti (sulla chitarra) e la distorsione possono fare miracoli, permettendoti di suonare cose semplicissime ma di grande effetto. I Ride, con "Leave them all behind" in particolare, sono riusciti a suscitare in me quel perfetto insieme di sensazioni che (probabilmente da allora) ho sempre cercato di evocare in qualsiasi mia espressione artistica: nostalgia, sospensione, ineluttabilità, un senso di perdita inesorabile ma dai contorni dolci. Prima di loro avevo provato le stesse cose solo nei dischi degli amatissimi The Church. Non ho un nome per questa sensazione, forse dovrei chiamarla melanconia. Forse.
Ride
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