Una poesia inedita

Coltivare la nebbia è un esercizio
che porta danno alla nostra natura
proprio quando sarebbe necessario
restare definiti sulla terra
compatta e dare i nostri veri nomi
per la prima volta.

Questo una mattina di cielo chiuso
contando sull’assenza delle ombre
dopo che cominciando a camminare
ci siamo presi per mano.


una poesia inedita

La migliore condizione per essere
felici, mi hai insegnato, è giocare
dopo la pioggia, quando l'aria è chiara
ma il cielo è ancora grigio e protettivo.

Mi interesso alla forma delle pietre
che si stanno asciugando, rivelando
la loro natura sedimentaria,
immaginando il tempo che ci vorrà
perché anche la dolcezza che proviamo
diventi pietra dopo essere stata
polvere.


Magari in un’ora del pomeriggio - II*

Magari in un’ora del pomeriggio
proprio nel luogo dove ti credevo
il sole rende dolce anche la pietra
entrando in risonanza con il sangue
che mi conferma vivo ma confonde
il tuo confine che non è più a fuoco.

Dalla tua fronte qualcuno cancella
una lettera sola, pochi passi
e la tua storia non ha consistenza
mentre il tuo nome gira nell’aria
visibile soltanto quando filtra
la luce dalle persiane socchiuse
dentro la stanza dove sono stato
sempre fin dall’inizio.

(2018)

*poesia inedita  - seconda e conclusiva parte di un altro testo che dava il titolo al mio libro del 2011 uscito per Fara Editore. Qui i dettagli)



Una poesia inedita*

[Wilhelm Sasnal]


Tutto comincia con la rottura
dei vasi sanguigni superficiali
e la comparsa di macchie rossastre
nel campo visivo.

È la malattia di chi resta
troppo a lungo a osservare
un orizzonte immobile
ascoltando la cantilena
dei sistemi di raffreddamento
mentre si accorge che non c'è altro
da osservare o da ascoltare
neanche guardandosi indietro.

(2013)

[*ispirata a un'opera di Wilhelm Sasnal vista qui]




Una poesia inedita

Nel pomeriggio mi sentivo vuoto,
mentre entravo nella sala d'attesa,
perché avevo paura della noia:
l'edificio era strano, senza uguali,
con stanze ad angoli non retti, alte,
tutto grigio celeste, tutto vecchio,
in vista neanche un libro o un giornalino.

Ci siamo messi a sedere in silenzio
poi ti ho visto sorridere e annuire
verso il riflesso che correva in basso
sul pavimento, dove una figura
generata dal sole e dal vetro
saliva fino alla parete opposta.


Una poesia inedita

Poi un cartello di località
rimasto all'ombra per tutto l'inverno
indicava una frazione a lettere verdi
proprio dove sostava il tuo sguardo
quando parlavi di musica o di armonia
o del conforto di riconoscere come nostre
certe forme apparentemente distanti
certi disegni della ruggine sulla vernice
che avrei voluto chiamare fiori sbagliando.


Una poesia inedita

Non so dove mi stai portando ma concordo
che dovremmo smettere di riempirci la bocca
di anni e guardare invece ai nostri passi attuali
al perché delle crepe nell’asfalto o sui muri
ma soprattutto al senso di ciò che ci assomiglia
in ogni colore cambiato dalla permanenza all’esterno
di oggetti che un tempo ci sembravano importanti
e che adesso aspettano soltanto di spaccarsi
a causa del gelo o del sole.